L’ultima al patibolo. La figlia di Farinata. La moglie di Pilato

Gertrud von Le Fort

1993
ISBN 9788817111126
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Gertrud von
Le Fort

GERTRUD VON LE FORT (Minden, Vestfalia 1876 – Oberstdorf, Baviera 1971) è stata un personaggio di primo piano nella letteratura tedesca nel periodo tra le due guerre. Le sue pagine vengono accostate a quelle di Claudel, Bernanos, Mauriac, Dostoevskij, Péguy. [...] Leggi tutto

Gertrud von Le Fort

1993
ISBN 9788817111126

Sinossi

“L’umano da solo non basta, e neppure il ‘bello umano’, l’ideale per cui
una volta, prima della Rivoluzione, ci si entusiasmava. In sostanza,
amica mia, l’insegnamento che traiamo da tutto questo imponente
movimento è lo stesso che ci viene dalla povera, piccola Bianca! No,
l’umano solo non basta! Non basta da solo nemmeno il sacrificio
dell’uomo.” In queste parole, con cui si chiude L’ultima al patibolo, sta il tema dell’opera. La protagonista è Bianca de la Force, personaggio
letterario inserito nell’episodio storico del martirio delle Carmelitane
di Compiègne, uccise dalla ghigliottina nel 1794 e beatificate nel
1906. Bianca, timida figlioletta di un nobile acceso dagli ideali della
Rivoluzione, entra nel convento delle Carmelitane, e ne scappa
proprio nei giorni “caldi” del Terrore, fino al sorprendente epilogo.
Uno dei più grandi racconti del Novecento, ove tensioni dello scenario
storico dei personaggi si fondono in una storia profonda e avvincente.
A esso si ispirò Georges Bernanos nella stesura dei suoi famosi
Dialoghi delle Carmelitane (1949).

Caratteristiche

Editore Bur
Prezzo 8,00 €
Pagine 240
Formato 13 x 19,8 cm
Data di uscita 03/09/1993
ISBN cartaceo 9788817111126

Gertrud von
Le Fort

GERTRUD VON LE FORT (Minden, Vestfalia 1876 – Oberstdorf, Baviera 1971) è stata un personaggio di primo piano nella letteratura tedesca nel periodo tra le due guerre. Le sue pagine vengono accostate a quelle di Claudel, Bernanos, Mauriac, Dostoevskij, Péguy. Nel 1925 si convertì al cattolicesimo dopo aver pubblicato una raccolta di Inni alla Chiesa (1924). Nel 1949 Hermann Hesse e Martin Buber la proposero per il premio Nobel.