Fascisti della parola

Vittorio Feltri

2023
ISBN 9788817173841
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Vittorio
Feltri

è nato a Bergamo e vive a Milano, dove lavora da mezzo secolo. Ha esordito a «L’eco di Bergamo» come critico cinematografico. Poi ha fatto il cronista alla «Notte» di Nino Nutrizio e al «Corriere d’informazione» di Gino Palumbo. È [...] Leggi tutto

Vittorio Feltri

2023
ISBN 9788817173841

Sinossi

Con le parole si può giocare, ma non si scherza. Sono roba seria. Infatti, uno dei primi segni di un potere totalitario e liberticida è proprio il controllo del linguaggio. L’imposizione della censura di alcuni termini non è pratica che riguarda il passato, anzi, è più attuale che mai. Più andiamo avanti e più regrediamo in questo ambito. Più diventiamo moralistici, smarrendo tuttavia morale ed etica, più ci concentriamo sull’uso di determinati vocaboli, facendone una malattia. Così si è data vita alla battaglia più stupida, vana, insulsa e folle della nostra storia: quella al dizionario. Oggi non si può più dire “negro” al negro né si può più dire “zingaro”, “rom” o “nomade”. Non si può dire che uno è “cieco”, semmai è un “non vedente”. Non si può dire “sordo”, al massimo “audioleso”. Non si può dire “spazzino”, ma solo “operatore ecologico”. Non si può dire “bidella”, ma solamente “operatrice scolastica”. Non si può dare del terrone al terrone mentre è corretto dare del polentone a un polentone. E guai a dire “frocio” o “finocchio”, a meno che tu stesso non sia omosessuale, in tal caso diventa lecito. Per non parlare della repulsione diffusa nei confronti dei sostantivi maschili. Se aggiungi ‘astina alla vocale “o”, se declini tutto al femminile, allora sei una bella persona, altrimenti vieni etichettato quale maschilista tossico e pure farabutto. Il politicamente corretto applicato al linguaggio secondo Feltri è il male del secolo, ed è giunto il momento di dire basta, di tornare a parlare come mangiamo.

Caratteristiche

Prezzo 18,00 €
Pagine 204
Data di uscita 24/10/2023
ISBN cartaceo 9788817173841

Vittorio
Feltri

è nato a Bergamo e vive a Milano, dove lavora da mezzo secolo. Ha esordito a «L’eco di Bergamo» come critico cinematografico. Poi ha fatto il cronista alla «Notte» di Nino Nutrizio e al «Corriere d’informazione» di Gino Palumbo. È stato a lungo inviato speciale al «Corriere della Sera». Quindi ha diretto «Europeo», «Indipendente», «il Giornale», «il Borghese», «Il Qn» («Carlino», «Nazione» e «Giorno»). Ha fondato «Libero». Scrive sempre, anche quando dorme. Ha due mogli, Enoe e Atalanta.