Cancellare le tracce

Cancellare le tracce

Pierluigi Battista

2007
ISBN 9788817015622
2011
ISBN 9788858619094
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Pierluigi
Battista

è editorialista del “Corriere della Sera”. Tra i suoi ultimi libri per Rizzoli: Cancellare le tracce (2007), I conformisti (2009), Lettera a un amico antisionista (2011) e La fine del giorno (2013).

Pierluigi Battista

2007
ISBN 9788817015622
2011
ISBN 9788858619094

Sinossi

Il caso Grass e il silenzio degli intellettuali italiani dopo il fascismo

Dallo scontro tra Togliatti e Croce ai silenzi di Pasolini e Pavese.
Dalla confessione di Brancati all’accanimento contro Spadolini.
I travagli di Malaparte, Bocca, Vittorini, Bobbio.
La storia delle polemiche feroci e delle epurazioni che travolsero gli intellettuali italiani nel dopoguerra.
Un’acuta analisi delle menzogne che permisero loro di sopravvivere.

Nell’estate 2006, il Premio Nobel per la letteratura Günter Grass rivela nella sua autobiografia di essersi arruolato, diciassettenne, nelle SS. Lo scandalo dilaga, disseppellisce vecchi rancori, chiama in causa i nomi più noti della cultura tedesca. E come un’onda di marea riporta alla luce il panorama sommerso e accidentato dei rapporti tra intellettuali e totalitarismi in Europa. È legittima infatti la domanda: e i tanti Günter Grass italiani? All’indomani del fascismo anche l’Italia piombò in un gorgo di odio, rivalità e tradimenti in cui l’imperativo categorico era rinfacciare i trascorsi altrui all’ombra della dittatura prima che venissero denunciati i propri. La guerra all’ultima delazione infuriò sulla stampa, come nella corrosiva rubrica “Caccia al fascista” inaugurata dal “Borghese”. Nelle università, dove il ritorno dei professori ebrei cacciati dal regime fu accompagnato da amarezze, ingiustizie e polemiche. Nelle aule parlamentari, dove il passato brandito come arma nella lotta politica non risparmiò neppure le figure più illustri del Pantheon antifascista. Per sottrarsi all’epurazione, l’unica via fu cancellare le tracce, con strategie diverse poi perpetuate e raffi nate per decenni. Negare l’evidenza. Truccare i calendari. Sublimare il passato nelle opere artistiche del “dopo”. E lamentare all’infinito la propria “generazione perduta”, smarrita, incosciente. Sulla scorta di un ricco tessuto di citazioni e confronti, Pierluigi Battista analizza la malattia di un dopoguerra che, contrapponendo un passato da demonizzare a un presente mitizzato, ha impedito all’Italia di assimilare la “metamorfosi collettiva” dal fascismo all’antifascismo. Inserendo la vicenda del rapporto negato tra intellettuali e regime in un quadro storico-politico più ampio, contribuisce a spiegare una ferita che ancora oggi lacera l’Italia. Per dissipare la cappa di silenzio che avvelena il rapporto degli italiani con la loro cultura e con la loro storia.

Caratteristiche

Editore Rizzoli
Prezzo 18,00 €
Pagine 196
Formato 13,5 x 21,5 cm
Data di uscita 24/01/2007
ISBN cartaceo 9788817015622

Sinossi

Il caso Grass e il silenzio degli intellettuali italiani dopo il fascismo

Dallo scontro tra Togliatti e Croce ai silenzi di Pasolini e Pavese.
Dalla confessione di Brancati all’accanimento contro Spadolini.
I travagli di Malaparte, Bocca, Vittorini, Bobbio.
La storia delle polemiche feroci e delle epurazioni che travolsero gli intellettuali italiani nel dopoguerra.
Un’acuta analisi delle menzogne che permisero loro di sopravvivere.

Nell’estate 2006, il Premio Nobel per la letteratura Günter Grass rivela nella sua autobiografia di essersi arruolato, diciassettenne, nelle SS. Lo scandalo dilaga, disseppellisce vecchi rancori, chiama in causa i nomi più noti della cultura tedesca. E come un’onda di marea riporta alla luce il panorama sommerso e accidentato dei rapporti tra intellettuali e totalitarismi in Europa. È legittima infatti la domanda: e i tanti Günter Grass italiani? All’indomani del fascismo anche l’Italia piombò in un gorgo di odio, rivalità e tradimenti in cui l’imperativo categorico era rinfacciare i trascorsi altrui all’ombra della dittatura prima che venissero denunciati i propri. La guerra all’ultima delazione infuriò sulla stampa, come nella corrosiva rubrica “Caccia al fascista” inaugurata dal “Borghese”. Nelle università, dove il ritorno dei professori ebrei cacciati dal regime fu accompagnato da amarezze, ingiustizie e polemiche. Nelle aule parlamentari, dove il passato brandito come arma nella lotta politica non risparmiò neppure le figure più illustri del Pantheon antifascista. Per sottrarsi all’epurazione, l’unica via fu cancellare le tracce, con strategie diverse poi perpetuate e raffi nate per decenni. Negare l’evidenza. Truccare i calendari. Sublimare il passato nelle opere artistiche del “dopo”. E lamentare all’infinito la propria “generazione perduta”, smarrita, incosciente. Sulla scorta di un ricco tessuto di citazioni e confronti, Pierluigi Battista analizza la malattia di un dopoguerra che, contrapponendo un passato da demonizzare a un presente mitizzato, ha impedito all’Italia di assimilare la “metamorfosi collettiva” dal fascismo all’antifascismo. Inserendo la vicenda del rapporto negato tra intellettuali e regime in un quadro storico-politico più ampio, contribuisce a spiegare una ferita che ancora oggi lacera l’Italia. Per dissipare la cappa di silenzio che avvelena il rapporto degli italiani con la loro cultura e con la loro storia.

Caratteristiche

Editore Rizzoli
Prezzo 7,99 €
Pagine 196
Data di uscita 14/11/2011
ISBN ebook 9788858619094

Pierluigi
Battista

è editorialista del “Corriere della Sera”. Tra i suoi ultimi libri per Rizzoli: Cancellare le tracce (2007), I conformisti (2009), Lettera a un amico antisionista (2011) e La fine del giorno (2013).