C’è una forza nascosta nella parola “amicizia” e si trova nella sillaba “CI”.
Un “CI” che unisce, che evoca quella condivisione di una visione della vita, un obiettivo o semplicemente un tratto di strada da affrontare ciascuno al fianco dell’altro.
Non si tratta solo di condividere i momenti di gioia, ma anche di affrontare sfide, sostenendosi a vicenda nei momenti difficili.
Questo “CI” è un impegno silenzioso, una promessa non scritta che lega due o più persone in un percorso comune.
L’amicizia non viene considerata soltanto una componente fondamentale della vita adulta, ma è riconosciuta come un momento di crescita indispensabile fin dall’infanzia e dall’adolescenza.
I legami instaurati durante queste fasi della vita offrono supporto e aiuto, contribuendo in modo significativo allo sviluppo della personalità.
Attraverso un confronto continuo e sincero con gli altri, diventa possibile comprendere meglio sé stessi e il mondo circostante, senza il timore costante di essere giudicati.
In tali relazioni si trova uno spazio per esprimersi liberamente, commettere errori e crescere grazie all’accettazione e alla complicità reciproca.
L’amicizia si configura così come una vera e propria scuola di vita, in cui l’apprendimento avviene attraverso l’esperienza condivisa e il sostegno reciproco.
Ma quale origine ha l’amicizia? Spesso nasce da incontri fortuiti, da uno scambio di sorrisi o da gesti inaspettati di gentilezza.
Come quella tra Sarah e Angélique, Anna e Francesca, Agata e Annuzza e gli altri protagonisti dei romanzi che abbiamo scelto di proporvi.
Quella tra Sarah Leroy e Angélique Courtin è un’amicizia nata all’età di sette anni al cimitero di Bouville-sur-Mer, piccolo paese sulla Manica.
Nel giorno del funerale della mamma di Sarah, le due ragazze stringono un legame speciale.
L’amicizia a quell’età è immediata, potente, costellata di salite e ripide discese e quella tra le due ragazze subisce flessioni per poi rifortificarsi diventando vera e propria sorellanza intrisa di coraggio, angoscia e segreti.
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile.
E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina.
Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte, e in quella sofferta periferia vanno alla ricerca d’identità e di voce.
Quando il loro corpo adolescente inizia a cambiare, hanno due sole possibilità: nascondersi e cercare di scomparire agli occhi degli altri, oppure usare quella bellezza come arma per ottenere un nuovo posto, una via d’uscita.
Attraverso gli occhi di quelle due ragazzine che diventano adulte, delle storie di amori falliti e deludenti, e di un’amicizia invincibile che pure non riesce a non fare del male, Silvia Avallone racconta un’Italia operaia, inedita, dimenticata.
Un romanzo d’esordio potente, una storia di formazione cruda e sincera che arriva dritta al cuore del lettore.
Sicilia, 1743. Il loro legame viene da lontano, e ha radici profonde. È nato quando, ancora bambine, Agata e Annuzza hanno imparato l’arte tutta femminile del ricamo sotto lo sguardo severo di suor Mendola; è cresciuto nutrendosi delle avventure del Cid e Ximena, lette insieme in giardino, ad alta voce, in bocca il sapore dolce di una gremolata alla fragola; ha resistito alle capriole del destino, che hanno fatto di Agata la sposa di Girolamo e di Annuzza una giovane donna ancora libera dalle soggezioni e dalle gioie del matrimonio.
Ora, mentre un’epidemia di peste sta decimando la popolazione di Messina, le due amiche coltivano a distanza il loro rapporto in punta di penna, perché la paura del contagio le ha allontanate dalla città ma non ha spento la voglia di far parte l’una della vita dell’altra.
E anche se è lo stesso uomo ad accendere i loro desideri, e il cuore scalpita per imporre le proprie ragioni, Agata e Annuzza sapranno difendere dalla gelosia e dalle convenzioni del mondo la loro amicizia, che racconta meglio di qualunque altro sentimento le donne che hanno scelto di essere.
Il ritorno di Dacia Maraini alla narrazione storica dopo La lunga vita di Marianna Ucrìa, uno dei suoi libri più amati, è un romanzo intenso e delicato, pervaso dai colori e dagli odori della sua Sicilia, che attraverso il filtro di un passato mai così vicino parla di ognuno di noi, e di cosa può salvarci quando fuori tutto crolla.
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall’università e solamente a una cerchia ristretta di studenti.
Un’élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza.
E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni Novanta.
Diventare grandi è il viaggio della vita, e quello di Dolly Alderton è stato un giro vorticoso sulle montagne russe.
Stazione di partenza, uno scialbo sobborgo londinese dove Dolly, nei primi anni del nuovo millennio, è un’adolescente che passa le giornate su Messenger, smaterializzata in uno spazio parallelo di relazioni simulate, o a fantasticare su ragazzi e feste e soprattutto fughe insieme alla sua migliore amica Farly.
Il primo, elettrizzante scatto in avanti arriva al momento di trasferirsi a Exeter per l’università e dare sfogo a tutti i sogni di libertà, in quelli che saranno anni di eccentrica sregolatezza, sbronze micidiali, avventure di una notte e incontri destinati a durare.
Poi, spinta dal sogno, questa volta, di diventare giornalista, si tufferà nel cuore pulsante di Londra, città spettinata, gaudente, come lei tendente all’autodistruzione, una regina severa che cambierà il suo modo di vedere il mondo.
Il memoir di Dolly Alderton, vincitore del National Book Award, è un bellissimo posto dove stare. Dentro ci sono cose normali come l’amicizia, le delusioni, le sorprese del sesso, gli amori che salvano o ti annientano, la palude dell’ambiente familiare – ma soprattutto c’è lei, una ragazza ferocemente divertente che sa raccontare come si diventa donna, e quali sono le tante forme dell’amore.