Fantasia: una parola magica, capace di evocare mondi sconfinati dove l’impossibile si dissolve e le delimitazioni lasciano spazio ad arcobaleni di possibilità.
D’altronde Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane scriveva “La fantasia è un posto dove ci piove dentro”.
Lo faceva attingendo dal verso di Dante: “Poi piovve dentro a l’alta fantasia”, e immaginandola come un luogo solo apparentemente delimitato.
Ma cos’è realmente la fantasia? E perché il suo potere può essere rivoluzionario?
Se potessimo chiederlo a qualcuno non potremmo che rivolgerci a Gianni Rodari.
L’autore, nelle sue raccolte “Favole al telefono” e “La grammatica della fantasia”, esplora i meccanismi che governano la creatività umana, rivelando come l’immaginazione non sia un semplice passatempo, ma uno strumento per leggere, comprendere e trasformare il mondo.
“Un topo di biblioteca andò a trovare i suoi cugini, che abitavano in un solaio.
– Voi non sapete leggere! – disse il topo. – E conoscete poco il mondo. Per esempio, avete mai mangiato un gatto? Io ne ho mangiati alcuni e non hanno detto neanche ahi!”
Tra le favole più affascinanti di Rodari c’è “Il topo che mangiava i gatti”, in cui un piccolo roditore di biblioteca, visitando i suoi cugini del solaio, racconta di aver divorato gatti, cani, rinoceronti, perfino un frate e una principessa.
E quando gli altri topi gli chiedono che sapore avessero, lui risponde con superiorità: “Carta e inchiostro”.
In questa favola è racchiusa una metafora sul potere della fantasia, capace di nutrire la mente e realizzare l’impossibile.
Questa è la fantasia: uno strumento di libertà, indipendenza, crescita, esplorazione.
L’immaginazione può costruire la realtà?
È grazie all’immaginazione che l’essere umano ha superato limiti, esplorato nuovi orizzonti e ha trasformato l’impossibile in possibile.
Dalla letteratura alla tecnologia, dalle scoperte scientifiche ai movimenti culturali, il mondo che viviamo oggi è il frutto dell’immaginazione e della visione di chi ha osato immaginare qualcosa di diverso.
Dall’utopia rivoluzionaria del ’68, che invocava l’immaginazione come strumento di liberazione collettiva, con il motto “L’immaginazione al potere”, alla sua declinazione più individualista e commerciale, dello slogan “Immagina, puoi” la creatività si è adattata ai tempi, rimanendo comunque una forza capace di ridefinire la realtà.
In un mondo che spesso privilegia la razionalità e l’efficienza, dare più potere all’immaginazione significa riscoprire il valore della creatività, del sogno e della libertà di pensiero.
E se la fantasia fosse un modo per vivere meglio? Un sentiero fatto di briciole di pane, come quello lasciato da Hansel e Gretel, che porta troppo lontani dalla realtà?
Fuggire nel mondo dell’immaginazione può essere meraviglioso, ma bisogna saper trovare la strada per tornare indietro.
–Su Urano piove?–
–Sì. Pioggia ghiacciata.–
–Com’è?–
–Sono piccole gocce argentate che brillano moltissimo, come diamanti. Quando cadono fanno dei forellini nella banchisa e in ogni buco cresce un bucaneve.
Piove su Urano, come dentro la fantasia calviniana. Il pianeta freddo è la destinazione ultima di un viaggio senza ritorno, quello raccontato da Mélissa Da Costa nel libro La Fabbricante di stelle.
Una storia dolce e commovente sull’amore materno e sulla capacità di inventare storie che diventano strade per superare il dolore della perdita.
Arthur ha solo cinque anni quando sua madre, Clarisse, gli rivela un gran segreto: presto dovrà partire per un lungo viaggio con destinazione Urano.
Sul pianeta ghiacciato dalle ventisette lune, popolato da lumache azzurre che si nutrono di niveo prezzemolo polare e da alberi-cervo con campanelle sonore tra i rami, proprio lei avrà il compito di disegnare le stelle che notte dopo notte illuminano l’universo.
Molti anni dopo, Arthur, ormai adulto e in attesa della nascita della sua prima figlia, ripensa a quella favola.
Sa che l’universo magico descritto da Clarisse è stato solo un espediente, il tentativo amorevole di una madre per addolcire un distacco definitivo e tragico.
Una via di fuga per consentirgli di superare la durezza della realtà, briciole di pane che lo lasciano smarrito.
E solo da adulto, Arthur comprenderà davvero il gesto di sua madre, capirà che la fantasia può sovvertire l’ordine del mondo, ribaltare la paura e trasformare la realtà in qualcosa di più dolce.
La fantasia non cancella il dolore, ma lo addomestica, gli cambia forma, rendendolo una storia da raccontare.
– La mamma aveva sempre sostenuto che l’immaginazione fosse la qualità più bella del mondo. Piantava semi che un giorno sarebbero germogliati.