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Genitori: 5 libri sul rapporto genitori e figli

Se siete genitori e ancor più se state per diventarlo, se siete figli e cercate risposte al rapporto che avete intessuto col papà e la mamma, se siete sia genitori sia figli e non volete commettere gli errori che sono stati compiuti con voi, questo è il posto giusto per voi.

In questo articolo cercheremo di far luce sulla complessità del ruolo genitoriale, sul rapporto genitori e figli e su quanto questo incida sulla formazione della personalità.

 

Genitori: il NON mestiere più difficile del mondo

Essere genitori viene spesso descritto come il “mestiere più difficile del mondo”, ma questa affermazione è più un luogo comune che una realtà pedagogicamente fondata.

Fare il genitore non è un mestiere, poiché non si basa su competenze tecniche formalizzate, la genitorialità è una relazione affettiva, costruita giorno per giorno attraverso l’amore, l’empatia e la capacità di imparare dagli errori.

Non esistono manuali universali o percorsi lineari: ogni famiglia, ogni bambino e ogni genitore è unico e questo rende l’esperienza più vicina a un viaggio personale che a un compito prefissato.

Anche l’idea che sia “il più difficile” sottovaluta aspetti come l’istinto e la resilienza che permettono alle persone di affrontare le sfide genitoriali senza l’ansia della perfezione.

 

Genitori e figli: il legame giuridico e affettivo

Il rapporto tra genitori e figli è così rilevante da essere regolato dalla legge.

Dal punto di vista giuridico, un genitore è il soggetto titolare della responsabilità genitoriale, vale a dire dell’insieme di diritti e doveri volti a garantire la cura, l’educazione, la tutela e lo sviluppo del figlio minorenne.

La responsabilità genitoriale è disciplinata in Italia dall’art. 30 della Costituzione e dal Codice Civile (artt. 315 e seguenti), implica l’obbligo di soddisfare i bisogni materiali, morali e sociali del figlio, promuovendone il benessere e l’autonomia.

La legge non distingue tra genitori biologici e adottivi, ponendo al centro il legame giuridico e affettivo tra il genitore e il figlio.

Tra i principali doveri giuridici del genitore vi sono:

  • fornire sostentamento, educazione e istruzione adeguata
  • rappresentare legalmente il figlio fino al raggiungimento della maggiore età
  • rispettarne i diritti fondamentali, inclusi quelli legati alla libertà e alla dignità.

La responsabilità genitoriale è condivisa da entrambi i genitori, salvo diversa disposizione del giudice in casi particolari, e può essere limitata o rimossa in situazioni di grave inadempimento.

Tra gli aspetti giuridici troviamo rilevante sottolineare che Il Codice Civile italiano prevede, all’art. 315-bis, il diritto del figlio di essere ascoltato nei procedimenti che lo riguardano, qualora abbia compiuto i 12 anni o, in caso di minore età, se dotato di sufficiente capacità di discernimento.

Questo principio è fondamentale per garantire la centralità del minore nelle decisioni che incidono sulla sua vita, nel rispetto della sua autonomia e dei suoi diritti.

L’ascolto del minore non significa che la sua volontà sia vincolante, ma che la sua opinione debba essere tenuta in considerazione in modo adeguato al suo grado di maturità.

Questo passaggio è particolarmente importante in ambiti come l’affidamento, la scelta del collocamento o decisioni relative all’educazione e alla salute.

L’obiettivo è assicurare che il minore sia parte attiva del processo decisionale, evitando che sia considerato solo come oggetto di tutela.

Questo diritto rispecchia i principi sanciti anche dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, promuovendo una visione del bambino come portatore di diritti e non solo come destinatario di protezione.

Essere genitori significa svolgere una funzione educativa, che implica la capacità di rispondere ai bisogni fisici, emotivi e sociali del figlio, guidandolo nella costruzione della propria identità.

Il genitore è un mediatore tra il bambino e il mondo, capace di creare un ambiente favorevole all’apprendimento, al dialogo e all’espressione di sé.

 

Genitori e figli: 5 libri che esplorano da diversi punti di vista il rapporto genitori-figli

 

Non sarò la tua copia di Daniele Novara

In che modo l’educazione che abbiamo ricevuto durante l’infanzia continua a influenzarci anche in età adulta?

È questa la domanda da cui parte Daniele Novara, noto e autorevole pedagogista che, nel suo nuovo libro, introduce ed esplora il “copione educativo”: un’impronta che ci è stata lasciata soprattutto dai nostri genitori e che perlopiù inconsapevolmente segna la “forma” che avremo da grandi, diventando una pelle che indossiamo, un modo di vivere e di rapportarci alla vita.

Con lo stile pratico e chiaro che lo caratterizza, l’autore ci mostra come riconoscere l’imprinting educativo, stabilire ciò che ci appartiene e ciò che occorre abbandonare, anche per non replicarne gli aspetti negativi nell’educazione dei nostri figli.

Novara ci offre così un percorso per imparare a individuare il copione che ci “abita” e a gestirlo. Perché, come ci ricorda, “affrontare l’educazione ricevuta risulta l’unico modo per crescere, condurre la propria vita, non quella degli altri, costruire la propria autenticità”.

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Il mondo con i tuoi occhi di Anna De Simone, Ana Maria Sepe

Siamo quel che siamo anche per i condizionamenti che riceviamo dalla nostra famiglia, che spesso pongono limiti e orientano il nostro percorso verso un destino già tracciato.

Durante la crescita, molte delle nostre scelte sembrano essere già prese da altri, come se fossimo incanalati su binari decisi in anticipo.

Anna De Simone e Ana Maria Sepe ci offrono gli strumenti per riconoscere e liberarci da queste sovrastrutture.

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Perfetti o felici di Stefania Andreoli

Partendo dalle storie di chi si rivolge a lei ogni giorno, Stefania Andreoli mostra a tutti noi cosa voglia dire essere adulti in quest’epoca di disorientamento, e prova a tessere un filo per ricucire lo strappo che oggi separa i più giovani dai loro genitori e dalle generazioni che li precedono.

Perché, in un momento in cui le accuse reciproche prevalgono sul dialogo e la richiesta di omologarsi a un irraggiungibile ideale di perfezione vince sul guardarsi davvero, potrebbero essere proprio i giovani adulti, e i nuovi modelli di cui sono portatori in quanto figli del loro tempo, a indicare la soluzione rivoluzionaria capace di aiutare tutti a essere più in ascolto di se stessi e degli altri e, finalmente, anche più felici.

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Primo soccorso psicologico di Lara Pelagotti

“Come posso riconoscere e gestire l’ansia quando arriva?”, “C’è un modo giusto di affrontare traumi e fallimenti?”, “La paura e la vergogna sono un bene o sono un male?”, “Come posso vivere le mie relazioni con consapevolezza?”, “Come faccio a capire quello che sento ogni giorno dentro di me?”.

Queste sono solo alcune delle tante domande che la psicologa e psicoterapeuta Lara Pelagotti riceve quotidianamente in studio e nel suo lavoro di divulgazione sul benessere psicologico.

Ed è proprio a partire da queste domande che nasce questo “primo soccorso psicologico”, una pratica e immediata guida lettera per lettera – dalla A di Ansia alla Z di Zero sbatti, passando per parole come Bisogni, Fallimento, Gratitudine, Invidia, Relazioni, Stress e tanti altri sentimenti e stati d’animo che ognuno di noi incontra nella propria vita.

Il risultato è uno strumento per conoscere di più noi stessi, gestire e superare i momenti delicati, vivere appieno quelli felici e imparare così a stare meglio e volerci bene giorno per giorno.

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La generazione ansiosa, Haidt Jonathan

La Generazione Z, quella dei nati dopo il 1995, è la prima ad aver attraversato la pubertà con in tasca un portale verso una realtà alternativa eccitante, ma pericolosa.

È la prima ad aver sperimentato la transizione da un’infanzia fondata sul gioco a un’infanzia fondata sul telefono: i teenager della Gen Z hanno trascorso ore e ore ogni giorno a «scrollare» post, a guardare video proposti da algoritmi programmati per trattenerli online il più a lungo possibile e hanno passato molto meno tempo a giocare, parlare, toccare, esperire il mondo reale.

Sono stati privati, cioè, di quell’apprendistato sociale insostituibile per lo sviluppo delle competenze necessarie alla vita adulta.

Al progressivo spostamento dal mondo fisico a quello virtuale – dagli esiti catastrofici, soprattutto per le ragazze – è corrisposta anche la transizione da un’infanzia libera a una ipercontrollata: mentre gli adulti hanno infatti iniziato a proteggere eccessivamente i bambini nel mondo reale, li hanno lasciati privi di sorveglianza in quello online.

Attingendo alle ricerche più recenti e autorevoli, Haidt mostra come queste due tendenze siano alla base di una «riconfigurazione» dell’infanzia che ha interferito con lo sviluppo sociale e neurologico di bambini e adolescenti, causando ansia, privazione del sonno, frammentazione dell’attenzione, dipendenza, solitudine, paura del confronto sociale.

E mentre ne espone le disastrose conseguenze, propone quattro regole per liberare la «generazione ansiosa» e chiama alle armi genitori, insegnanti, aziende tecnologiche e governi, affinché si impegnino per salvare la salute mentale dei più giovani.

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