Ri – AMORE

Il primo amore? Non si scorda mai. “Promettimi che non moriremo” ne esplora le dinamiche

Dici “primo amore” e la voce si fa flebile, il battito del cuore accelera.

Che siano passati mesi, anni o lustri da quell’ultimo bacio – eroico coraggio di un feroce addio – i primi amori lasciano l’eco indelebile di quei violini suonati dal vento, melodie sospese tra nostalgia e rimpianto.

Vorrei che tu fossi sempre qui sotto le spoglie di un Dio invisibile agli altri mortali.

Marcel Proust scriveva parole piene di adorazione e struggimento al suo amore giovanile, Reynaldo Hahn, dipingendo con la penna un desiderio che sfidava le convenzioni e la distanza.

E, a pensarci bene, ogni primo amore è una sfida contro il tempo, un duello tra il desiderio del “per sempre” e l’inevitabilità del cambiamento.

Li ritroviamo nelle strofe di una canzone, tra le righe di una lettera scritta a mano, nelle pagine di un romanzo, segno che il primo amore non finisce mai veramente.

 

Il primo amore non si scorda mai

Il primo amore è qualcosa di più di un semplice ricordo: una traccia indelebile che resta impressa nella memoria e nel cuore.

Si parla addirittura di una sorta di trauma, un’esperienza così intensa da lasciare un segno profondo, capace di influenzare le scelte e i sentimenti per tutta la vita.

Si dice che il primo amore plasmi il modo in cui si vivono le relazioni future, portando a ricercare, spesso inconsapevolmente, le caratteristiche di quella donna o di quell’uomo nei partner successivi.

Secondo alcuni sondaggi il primo amore non si scorda mai perché è addirittura l’unico!

Un italiano su tre, infatti convola a nozze con il primo partner, relazioni che iniziano presto e finiscono mai, come nelle favole.

Quando invece quella prima storia romantica finisce, un volto, un gesto, un modo di sorridere possono evocare quel legame originario.

L’amore passato diventa per molti un’ombra persistente che accompagna ogni nuova storia.

 

Il primo amore non finisce mai

E oggi vogliamo introdurvi alla storia universale del primo amore attraverso un libro che ci racconta che i batticuori giovanili possono durare una vita intera.

I primi amori possono diventare ombre distorte o nostalgie salvifiche, presenze che accompagnano anche quando la vita prende strade inaspettate.

Risalì il monte con una pietra pesantissima in fondo allo stomaco. Non riusciva a piangere e nemmeno a pensare. Aveva davanti agli occhi solo l’immagine del neo di Mario, quello che aveva sotto l’ombelico, un po’ più a sinistra, quel neo che avrebbe dovuto essere suo e che invece, adesso apparteneva ad un’altra e non una a caso.

Gli amori giovanili lasciano tracce indelebili nei luoghi, nei gesti, nel contorno di un neo sulla pelle, nel profumo dell’aria di certe notti.

Ricordi che accompagnano un’esistenza intera e che potrebbero riaccendersi dentro il coraggio di un “Pronto” sussurrato in una cabina telefonica alle otto della sera, tanti anni dopo.

Il cielo della sera era luminoso. Le rondini volavano alte davanti alle dita rosate delle nuvole. Pensò che l’indomani sarebbe stato bel tempo. Prima di finire il pensiero, si trovò dentro la cabina. Staccò la cornetta dall’apposito gancio. Ciao, sono Caterina. Ti disturbo? Avrebbe dovuto iniziare così? Come si iniziava una telefonata con qualcuno a cui si era pensato per l’intera vita?

A raccontarci tutto questo e tanto altro ancora, attraverso una scrittura potente e avvolgente è Mara Carollo, autrice del romanzo Promettimi che non moriremo.

L’opera prima della scrittrice racconta la storia di Caterina, nata tra le montagne del Veneto all’inizio del Novecento. La sua vita si intreccia con le vicende dell’Italia, attraversando il periodo tra la fine della Prima Guerra Mondiale e gli ultimi anni del secolo scorso.

Ma è anche e forse soprattutto una storia d’amore, quella tra la protagonista e Mario, compagno d’infanzia e punto fermo in un’esistenza segnata da drammi, lontananze e ritorni.

Un primo amore che resiste alla guerra, al tempo, alle sofferenze, un punto di forza emotivo e simbolico, legato alla memoria e alla crescita personale.

 

Il ricordo imbarazzò entrambi, perché ritirarono i piedi sotto la panchina con una velocità innaturale. Mario le domandò delle mani. Caterina cercò di svicolare, ma lui insistette. Volle sapere tutto della filanda, della paga, degli orari e delle mansioni. Mentre lei gesticolava per rispondergli, la garza si snodò ed iniziò a penzolare.

Consigliamo questo libro a chi ha vissuto un amore più forte del tempo, capace di resistere alle distanze, ai cambiamenti epocali e alle stagioni della vita.

A chi crede che certi legami sopravvivono alle scelte. Un romanzo che emoziona e lascia il segno, intriso di nostalgia, speranza e tenacia.

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